Premessa dell’Autore di Voci dalle trincee

Se mi chiedessero di raccontare la guerra, non potrei fare altro che cospargermi il capo di umiltà e declinare la proposta; ritengo, infatti, che sia impossibile descrivere certi eventi finché non si vivono di persona. Tali orrori rimarranno per sempre scolpiti nella memoria di coloro che videro con i propri occhi l’inferno, noialtri possiamo solo rievocarli con l’immaginazione. Ma ciò è un gran sollievo, ovviamente, perché significa che abbiamo avuto la fortuna di vivere dove c’è la pace, e dove il boato dei cannoni risuona solo alla televisione e al cinema. In ogni caso, nel mio mondo interiore fatto di visioni, ho cercato di vestire i panni di un soldato o di un ufficiale e gettarmi nel fango delle trincee sul fronte della Grande Guerra, indossando di volta in volta la divisa di alcuni dei paesi belligeranti. Mi sono concesso qualche libertà, perché questa è una raccolta di racconti che definirei “anomala”, vista la presenza di elementi tipici del fantastico che compaiono talvolta nel corso della narrazione. Ed è appunto in questo modo che io ho voluto raccontare la mia guerra, senza però penalizzare il dramma umano. Ad esempio, nel racconto “I lupi del Kaiser” è inutile precisare che la vicenda narrata è in realtà frutto di fantasia. Invece è con orgoglio che ho scritto “Il Piave sacro”, un mio modo per ricordare i nostri compatrioti che tanto sangue hanno versato su quelle rive. Poi c’è “Honved”, dove l’io narrante indossa l’uniforme di un soldato dell’omonimo reggimento dell’impero austro-ungarico durante la battaglia di San Michele, in cui il desiderio di vittoria fu tale da giustificare l’onta dell’utilizzo del gas. “Fort Douaumont” è la storia della famosa fortezza francese caduta in mano al nemico nel febbraio del 1916, raccontata da un reduce al suo nipotino per insegnargli che anche tra nemici ci può essere rispetto. La raccolta prosegue con “Royal Navy nel fango”, racconto anch’esso ricco di licenze storiche, che vede protagonista un sognante e romantico marinaio della gloriosa Royal Navy coinvolto in un combattimento sulla terraferma nell’estenuante campagna di Gallipoli. “Il bosco del diavolo” fa riferimento alla battaglia del bosco di Belleau, in Francia, tra le forze statunitensi e quelle tedesche, vista dagli occhi di un marine nostalgico della sua infanzia. La raccolta si conclude con il racconto “Il colloquio” in cui due generali avversari decidono di sfidarsi per salvare le vite dei propri soldati.
È così, dunque, che ho cercato di esprimere emozioni, passioni, sentimenti e riflessioni, donando al lettore storie diverse e atipiche, ma pur sempre incentrate su uno dei più sanguinosi e inutili conflitti scatenati dall’uomo.

Riccardo Giacchi

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