Il Saggio di Pianoforte

Il 21 luglio 2012 il Moscardino pubblica in versione eBook la novella umoristica di Marina Joffreau Il Saggio di Pianoforte, che chiude la trilogia “a sfondo musicale” iniziata con L’ultimo concerto del cornista.
In quest’ultima novella imperversano un marito e una moglie narcisisti che nutrono l’ambizione di avere un figlio pianista da esibire nei salotti della Torino bene. Inevitabilmente si scontreranno con la cruda realtà che spezzerà il già fragile equilibrio famigliare fondato sull’ipocrisia e sulla smania di apparire, ben evidenti, per non dire imbarazzanti, sin dalle prime righe della novella:

“La sala da pranzo della famiglia Masoero era tutta una profusione di gingilli da quattro soldi. Bomboniere di pessimo gusto ancora complete dei loro confetti stravecchi, dipinte di smalto madreperlato e tutte infiocchettate nel tulle, ricoprivano tavolini, ripiani e mobiletti; riempivano la cristalliera in finto rococò e facevano da cresta pure al televisore a colori da venticinque pollici, di cui Marcello stava ancora pagando le rate.
La moglie Ausilia, perfettamente truccata e senza un capello fuori posto, stava apparecchiando per la cena…”

Ausilia Masoero, nata Martorano, è infatti una frustrata casalinga sposata con un odontotecnico, come lei di umili origini. Non ancora soddisfatta della posizione raggiunta col lavoro del marito, spinge il poveretto a prendere delle decisioni al limite della legalità:

«Mica ti sto chiedendo di diventare un criminale! Solo di lavorare bene, come hai fatto fino a ora, ma rasentando un po’ la legge, rimanendo pur tuttavia nella quasi legalità, nella normalità comunemente accettata, ecco! Sai quanti evadono il fisco: stimati liberi professionisti, onesti imprenditori che danno lavoro e sfamano centinaia di famiglie… e poi, lo riconoscono pure i politici, che quando la pressione fiscale si fa troppo pesante, evadere diventa un dovere del cittadino, ecco!»
Marcello assunse un’aria pensosa, quasi sognante. Forse, faceva ancora in tempo a rimediare al fallimento che era stata la sua vita. Forse avrebbe ancora potuto guadagnarsi la stima di Ausilia. Forse, non le avrebbe più fatto tanto ribrezzo, lui, che era nato bifolco! Avrebbe fatto il salto di qualità, bastava osare! E Ausilia lo avrebbe premiato aumentandogli i gradi. Volle assecondarla.

Allo stesso tempo perseguita con continue minacce e ricatti il loro unico figlio “sopravvissuto” – un complessato ragazzino che a tredici anni bagna ancora il letto – per costringerlo a diventare pianista. Il ragazzo patisce questa situazione invivibile, che lo schiaccia privandolo degli spazi vitali necessari alla sua libera espressione. Il padre Marcello non è da meno nello scagliarsi contro l’infelice adolescente, per dare manforte alla moglie manipolatrice, avida e prepotente, nel disperato e inutile tentativo di guadagnarsene la stima:

“Tutti e due posarono lo sguardo su Felicino che stava suonando, come se fino a quel momento, presi dai loro avidi discorsi, non si fossero manco accorti che il figlio si trovasse con loro nella stessa stanza. Suonava bene, da vero concertista, ma giunto al punto critico, immancabilmente, cadde.
«Accidenti a quel bemolle! Sempre lì t’impappini! Non imparerai mai, sei proprio un crapone!» lo rimproverò la madre risentita, prendendo l’errore come un’offesa personale.
«E dire che spendiamo fior di quattrini per mandarti a lezione da Fratello Gustavo… ecco dove vanno a finire i miei dindi!» le dette manforte il marito per non essere da meno.
«La settimana prossima ci sarà il saggio. Prova solo a farci fare brutta figura e vedrai! Abbiamo invitato anche il dentista, i Martinelli e la Burdisso.» lo minacciò ancora la megera.
Oramai era una gara a chi lo terrorizzava di più, quanto ci godevano! In un attimo si erano rifatti di tutte le sconfitte e le umiliazioni che la vita ingrata aveva prodigato loro in quell’ultima settimana.
«A scaricar casse ai mercati generali, ti metto… quello è il posto per te!» tuonò il padre, padrone solo per gentile concessione della moglie.”

Le mire narcisistiche della madre ossessiva, che sfrutta il figlio per realizzare quelle aspirazioni che le potrebbero permettere di elevarsi nella scala sociale, lo spingeranno invece a commettere atti di autolesionismo che porranno fine alla sua carriera di concertista ma segneranno l’inizio di una nuova era:

“Il pavimento del salottino dei Masoero era cosparso di teste d’insalata, pomodori di varia grandezza, cetrioli, carote e peperoni, mele rosse provenienti dall’Argentina e cocomeri ben maturi. Sembrava una bancarella del mercato ortofrutticolo. Al centro del salotto dominava una casa da bambole che era in realtà abitata dal nuovo porcellino d’India di Felicino.

La bestiolina passeggiava indisturbata in mezzo a tutto quel ben di Dio che le era stato messo a disposizione; il ragazzo, inginocchiato, stava ricoprendo con del foglio d’alluminio da cucina le gambe del tavolo e delle sedie. Il padre, in canottiera e calzoni con le bretelle, si guardava intorno soddisfatto per quella libertà quasi insperata. La casa era tutta sottosopra, un meraviglioso caos regnava ovunque!”

È forse superfluo precisare che il nome di quel simpatico e placido animaletto, protagonista della vivace illustrazione di copertina realizzata da Carla Lastoria, è proprio Libertà? Là, dove prima con Ausilia vigeva il regime del terrore, ora regnerà quella serena quiete così duramente conquistata da Marcello e da Felicino.
Una novella dall’umorismo al vetriolo, che diverte e nel contempo spinge il lettore a scomode riflessioni.

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